Jesters today

Again this one:

Dear Mr HerrrmannYou received new messages in the postbox of … [name of health insurance]. Do you want to have a look right now? Then click on the following link …With kind regards your [name of health insurance]

Is it appropriate to reply sth. like

(By William Merritt Chase – The Athenaeum: Home – info – pic, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2060164)

Dear [name of health insurance], thank you so much for your kind message which I could read after about 5 mouse-clicks and successfully digging out my insurance number, followed by another mouse-click … – I have to admit that i could have saved the energy (my personal and that of running the computer) as the message does not in any way engage with the message it supposedly answered …
Are you interested in my detailed reply right now? Please, come to my flat, I have written it down and may even help you to decipher my handwriting, assuming that you lost some part of your reading skills over the years – as said, the message you sent suggests something like it.
此致

I am serious, especially today, after having met the last group of my students for examination. Part of the discussion had been the question how it is possible that we are apparently all (forced to) moving around in a system that makes us to something worse than jesters? The jester at court had been asked to be critical and provocative, transporting the critique to the kings and lords, the modern jester is being asked to accept eighteenths fooled and to pass critique on to those below … to those below …

3 pensieri riguardo “Jesters today

  1. A proposito di giullari, vi sarei grata per l’attenzione per la nostra tragi-commedia .
    Fai girare se puoi e vuoi

    Caro Ministro dell’Interno Matteo Salvini ,
    ho letto in un tweet da Lei pubblicato questa frase: “Per fortuna che gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti futuro!”.
    Bene, allora, visto che fra pochi giorni ricominceranno le scuole, e visto che sono un insegnante, Le vorrei dedicare poche semplici parole, sperando abbia il tempo e la voglia di leggerle. Partendo da quelle più importanti: io faccio e farò sempre politica in classe. Il punto è che la politica che faccio e che farò non è quella delle tifoserie, dello schierarsi da una qualche parte e cercare di portare i ragazzi a pensarla come te a tutti i costi. Non è così che funziona la vera politica.
    La politica che faccio e che farò è quella nella sua accezione più alta: come vivere bene in comunità, come diventare buoni cittadini, come costruire insieme una polis forte, bella, sicura, luminosa e illuminata. Ha tutto un altro sapore, detta così, vero?
    Ecco perché uscire in giardino e leggere i versi di Giorgio Caproni, di Emily Dickinson, di David Maria Turoldo è fare politica. Spiegare al ragazzo che non deve urlare più forte e parlare sopra gli altri per farsi sentire è fare politica. Parlare di stelle cucite sui vestiti, di foibe, di gulag e di tutti gli orrori commessi nel passato perché i nostri ragazzi abbiano sempre gli occhi bene aperti sul presente è fare politica.
    Fotocopiare (spesso a spese nostre) le foto di Giovanni Falcone, di Malala Yousafzai, di Stephen Hawking, di Rocco Chinnici e dell’orologio della stazione di Bologna fermo alle 10.25 e poi appiccicarle ai muri delle nostre classi è fare politica.
    Buttare via un intero pomeriggio di lezione preparata perché in prima pagina sul giornale c’è l’ennesimo femminicidio, sedersi in cerchio insieme ai ragazzi a cercare di capire com’è che in questo Paese le donne muoiono così spesso per la violenza dei loro compagni e mariti, anche quello, soprattutto quello, è fare politica.1
    Insegnare a parlare correttamente e con un lessico ricco e preciso, affinché i pensieri dei ragazzi possano farsi più chiari e perché un domani non siano succubi di chi con le parole li vuole fregare, è fare politica. Accidenti se lo è.
    Sì, perché fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te: vuol dire spingerli a pensare. Punto. È così che si costruisce una città migliore: tirando su cittadini che sanno scegliere con la propria testa. Non farlo più non significa “avanti futuro”, ma ritorno al passato. E il senso più profondo, sia della parola scuola che della parola politica, è quello di preparare, insieme, un futuro migliore. E in questo senso, soprattutto in questo senso, io faccio e farò sempre politica in classe.

    Enrico Galiano

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